In quest’articolo si affronta il tema della solitudine e delle sue molteplici forme. Che cosa significa concretamente “essere soli”? Perché molte persone evitano la solitudine come se fosse un nemico da combattere o una terribile malattia da sconfiggere? Nel viaggio esistenziale nessun passo in avanti può essere compiuto senza avere il tempo per riflettere. E in questo percorso il nostro rapporto con la solitudine e con le sue ambiguità è necessario perché ci offre l’opportunità di esplorare e conoscere meglio noi stessi.
Attraverso un linguaggio semplice, l’articolo orienta e accompagna il lettore a riflessioni personali sulla complessità di questa condizione necessaria dell’uomo e in particolare sul senso di vuoto che spesso lo accompagna. Quel senso di vuoto, se impariamo ad accettarlo e attribuirgli la giusta valenza, può però rivelarsi un dono prezioso, come una via maestra per capire effettivamente chi siamo e cosa desideriamo per raggiungere una vita piena e soddisfacente.
Verso una definizione del concetto “solitudine”
La solitudine è un concetto apparentemente di facile comprensione. Si collega alla mancanza di compagnia e, più in generale, alla dimensione oggettiva dell’essere soli e privi dei contatti sociali con i propri simili. Il termine deriva precisamente dal latino “solus” (solo), anche se alcune fonti sostengono che questa parola discenda da “sollus”, cioè “intero” e indichi un qualcosa che non ha bisogno di altro per completarsi. In questa accezione “solo” è dunque chi vive nell’incertezza di non saper su chi contare nel momento del bisogno. L’immagine che è spesso associata, è quella una persona senza un partner al suo fianco, una rappresentazione dell’essere soli che induce al sentimento di commiserazione verso colui o colei che vive questa condizione esistenziale. Il significato che ne scaturisce è quindi prettamente negativo: “Sono solo, dunque mi manca qualcosa”, un quantum di segno “meno” che sembra d’altra parte avvallato dalla ricerca scientifica. Infatti, le persone sole hanno speranze di vita infauste rispetto alle persone che sono inserite solidamente a livello sociale. La solitudine indebolisce le difese immunitarie e impedisce la funzione di alcuni geni importanti per il corretto funzionamento delle cellule di difesa. L’organismo di una persona sola affronta, di fatto, con difficoltà gli agenti infettivi ed è più soggetto a processi infiammatori (John Cacioppo e altri, 2018).
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